Sta venendo giù il mondo con dei goccioloni grossi come noci. Manco me ne ero accorta. Alice dall’altra stanza mi chiede su msn: “Piove?”. Io sposto lo sguardo di novanta gradi a destra dalle strisce dei Boondocks che sto oziosamente leggendo da quando mi sono svegliata, guardo dalla finestra e sì, piove. I vicini stanno ascoltando in loop Cohiba di Silvestri, senza esagerare, dalle dieci di stamattina. Adesso sono le due meno venti. Ora le opzioni verosimili sono un paio, e abbastanza stiracchiate: vogliono impararla a memoria per fare bella figura alle feste dell’Unità (uhm, dopo due tre ascolti un QI medio l’ha imparato, un testo); sono usciti e hanno dimenticato acceso lo stereo in repeat track (non sono usciti, li sento cantare). Le opzioni verosimili sono finite. Non riesco a capire se sono i vicini di sopra, di sotto o di lato. So solo che sto perdendo l’autocontrollo e finirò come Alex con Ludovicovan. Fatemi sentire Venceremos! Adelantee! O victoria o muerte! e vi sfilo le ossa come bastoncini di shangai. (Mentre scrivo, la canzone riparte. Io non ci credo. Cioè, non ci credo).
Dovrei lavorare. Ho roba da fare e invece ho passato ieri e presumibilmente anche oggi a guardare dottor aus, lost e greisanatomi, nonché a cenare con fette di millefoglie avanzate dal compleanno di alice, sommerse di fragole fatte a pezzi, o a spalmare gorgonzola sulle gallette di mais distribuendo le briciole tra i tasti del mio rassegnato laptop, ebete e rincoglionita davanti alla bella faccia di Sahid.
Nessuno si chiede che fine ha fatto il margheritoforo? Indovinate: è confuso e deve star da solo, e però io sono la cosa migliore che gli sia capitata negli ultimi anni eh!
Non aggiungo altro.
Comunque sono le due, e la canzone sta andando ancora.
Nessuna giuria mi condannerebbe, no?
Inoltre, Lalla ha fatto tre gattini e io non sono lì a vederli.
Potrebbe andare peggio: potrebbe piovere (cit.).
E infatti.