Mi drogo di endorfine, a forza di singhiozzare. Alla fine di ogni lungo pianto, al buio, nel letto, il cappuccio in testa perché il freddo non mi congeli la calotta cranica, i piedi su un triste surrogato di borsa dell’acqua calda fatto di bottiglia di plastica ben chiusa, passibile di infausto scioglimento e infilata in un calzettone, dopo i singhiozzi che non si fermano, fissando il led verde intermittente del portatile, sempre barbaramente chiuso senza essere spento, che si riflette sul soffitto e sugli specchietti che costellano il mio arazzo rosso del quartiere arabo di Granada, alla fine di ogni lungo pianto, dicevo, dopo un po’, finalmente, il mio corpo mi spara fiale di tranquillanti naturali e alla fine, dormo. Dormo sonni pesanti e profondi, traccia audio le ambulanze sulla tiburtina, lo shhh degli pneumatici sull’asfalto bagnato, assordante di giorno, cullante di notte. Mi sveglio con occhi enormi e rossi, e sullo scendiletto mi pulisco via i sogni dalle piante dei piedi, mentre il caffè sale apro il portatile per non trovare niente di nuovo, e il cellulare per non trovare niente di nuovo, ché se nella notte qualcosa fosse arrivato, lo so, mi sarei svegliata, anche con il bip, eppure ogni mattina mi sveglio e controllo, sempre, così. Così quando mi sveglio sono sempre triste. Poi la giornata si rivela per quello che è, schifosa, indifferente o serena, aspetto la giornata felice da un mese e mezzo e non arriva mai, per colpa di gente che non conosco e a cui auguro ogni male anche solo per il fatto di avermi fatto nascere quest’odio, io che non odio quasi mai. Mi pare di essere in un romanzo di Dickens, coi cattivi ben definiti, con l’amore contrastato, con gli impedimenti e la sofferenza, e sì, anche con la povertà, quella nuova di questo secolo. Me lo auguro, se non altro perché i romanzi di Dickens finiscono bene.
Sul comodino una boccetta di curry che aspetta di essere trasportata e usata nella cucina che è stata pensata per lei, se ne sta lì, prende polvere. Sulla tua faccia una barba nera nera che ti ho chiesto di farti crescere, perché la volevo vedere, e toccare, e arrossarmici le guance, una foresta bruciata con una radura morbida al centro, graffiarmi prima di baciarti.
La ricetta del pollo me la sto scordando.
La barba si è trasformata in un fioretto, resta lì finché.
Finché non arriva la giornata felice.
Mi auguro per te che arrivi presto e che duri a lungo… 🙂
Claudia
Su piccola Jun… Resisti!
Alex
Diciamo che più o meno la scena è la medesima (quando mi sento così piena di pianto)solo che manca un accessorio:mp3 con auricolari che infondono nei miei orecchi,passando dal cervello e spargendosi per tutto l’organismo, le vibrazioni di una musica che ,puntualmente,mi fa piangere ancora di più….(quasi mi piaccia…)
Now I lay me down to sleep
To close my eyes
To find my dreams.
If I do they’ll let me stay
So mommy don’t you cry, okay?
‘Cause if by dawn my eyes won’t rise
You’ll know I’m home and safe inside.
So now I lay me down to sleep
If I wake up
In tears I’ll be.
Again another day I’ll face
‘Til I can close my eyes and say,
Now I lay me down to sleep
To close my eyes
To find my dreams.
If I do they’ll let me stay
So mommy don’t you cry, okay?
LK
il post, le tue origini baricchiane richiedono queste parole:
“Non è che la vita vada come tu te la immagini. Fa la sua strada. E tu la tua. Io non è che volevo essere felice, questo no. Volevo… salvarmi, ecco: salvarmi. Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri. Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l’onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano. Sono l’unica cosa vera. Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l’ho capito. Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile: e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti del male. E’ lì che salta tutto, non c’è verso di scappare, più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci. Non se ne esce.”
(Oceano Mare)
Anna
Resisti! Ti abbraccio.
Clà: 🙂
Alex: tengo duro
Entina: è da un po’ che non piango su una canzone. Uhm. Interessante input.
LK: 🙂 ho indagato per risalire alle origini della canzone per poi scoprire che non c’è una canzone 🙂
Anna: eh, madame Deverià… A memoria lo so, questo pezzo qui.
JD: te mi capisci 🙂
a me è piaciuto un sacco questo tuo, situazione a parte
Martì, ma lo sai che pure a me? Me lo rileggo e mi faccio pat pat sulla spalla.
Che dopo aver pianto c’è quello stato di galleggiamento neutro, che mi immagino come una stanza vuota con l’odore del disinfettante.
Un sorriso, che quello male non fa mai.
-The terminal-
il film…
non per il tempo dell’attesa, ma per lo spirito nell’attesa.
non essere triste… 😦
così 🙂 è meglio…
forza stellina!
Una canzone che non è una canzone…chissà…forse qualcuno l’ha cantata.
E comunque nello stesso posto c’è anche questa…
I know you know the tale of Baby Jun
You know the way she could deliver a tune.
She was a killer in a petticoat
A little bit of everyone you adore.
And if your baby let you down at night
Baby Jun would make it up all right.
And I was never ever happier
Than in the arms and in the charms of her.
LK
ma come? le canzoni sono lo strumento naturale dei pianti. quasi quanto i libri.
la vida tombola, manu chao. scarrrica.
In questo periodo di struggente attesa cosa fare di meglio che leggere un buon libro? Magari l’ha già letto..se no, te lo consiglio:’La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo’ di Audrey Niffenegger.
(ti chiederai: ma chi è ‘sta qui, che vuole da me?)..nulla, era un tentativo di aiuto.. una sorta di pat pat sulla spalla.
Spero di leggere presto della tua giornata felice.
Ste
uff è così fastidioso leggere l’incipit di un nuovo post e poi non trovarlo dove lo cerchi.
😉
LadyR: 🙂
Morrisot: so cos’è ma non lo vidi mai. Lo vedrò. Mi fo forza 😉
LK: però hai barato, quella era JunE 😀
senzaidee: scaricata, ma non fa mica piangere! Ridammi i soldi (quali soldi?)
Ste: 🙂 prendo nota
Modè: eh lo so, avevo delle buone ragioni, comunque non ti sei persa niente di che 😀
ma io mica voglio che tu pianga baby. era perché mi piace e basta.
Ho fatto trenta, faccio trentuno.
La mia preferita.
This mask I wear you gave to me
One winter night beneath the trees.
It’s black and blue enshrouds my life,
Surrounds my eyes and blinds my sight.
This mask I wear pretends I’m here
And hides me from the awful fear
That you might find the heart of me
And take that too, beneath the trees.
E con questa concludo lo spot a favore del più bel fumetto che abbia mai letto.
LK
Senzy: ah mbè
LK: e tipo dove lo trovo? (per la cronaca e per il pubblico: il fumetto si chiama Strangers in Paradise. Gugolatevelo. Dopo questo immondo neologismo vado a darmi quaranta frustate di penitenza).
Un pensiero tristo tristo, questo, meticcio e malaticcio. Un bastardo arruffato che si trascina ramingo per i vicoli fumosi e bluastri della Londra di Dickens, in cerca di una Lilli barbuta cui rapire con la lingua una tagliatella al ragù e poi un pezzo d’incisivo e poi un po’ d’alito di vino e poi il dolce, l’amaro dolce della saliva.
L’odio è questa cosa qui, una lieta novella che latita, una parata d’arazzi arabi della principessa di Granada che manda avanti gli elefanti, pesanti pesanti -i pachidermi dell’attesa, longevi quanto l’avorio- gli elefanti del dolore prima del tripudio del seggio reale. E così, questi qui sono i tuoi elefanti, che cantano come gli pneumatici e sulla proboscide hanno scritto aznalubma.
Tieniteli, Jun, questi pachidermi. Tieniteli, e cammina col loro passo, sposa il tuo respiro con il loro. La loro lentezza ti addormenta quando soffri. E aznalumba sarà il grido del tuo giorno regale.
Protozoica
e allora non ti consiglio più una fava e siamo contenti tutti.
La storia editoriale di SiP è stata molto travagliata, attualmente è in corso la ristampa di tutta la storia da parte della Free Books in formato pocket(bleah!) o cartonato(meglio).
La trovi in una qualsiasi fumetteria ben fornita, che a Roma non dovrebbe mancare.
LK
Jun, i need help!
http://lamela.blogspot.com/2007/10/save-cheerleader-save-world.html#comments
jun cara, avessi bisogno di qualcosa chiedi pure.. mi fa troppa tristezza leggerti così
bacio
Iv
Proto: il tuo commento me lo scrivo e me lo appendo in camera
Senzy: mannòò ecche ti sei offeso? 😀
LK: io me lo cerco. Grazie della dritta.
Mela: mi trovi estremamente solidale. Contribuirò.
Iv: 🙂
Sììì, che gaudio! In camera, sììì!! Tra la tana della nutria romana e la collezione di pestamosche in vera plastica di Taiwan, sìì… I’m withmoved. Seriously.
p.s. e se mi traduci withmoved, divento anche sopra-il-pesce-pregiato.
Commossa & Onorata
(tu sei matta, sissì)
O tu sei un genio o io sono scema.
Una cosa esclude necessariamente l’altra.
Uao *_*
Sopra il pesce pregiato no, ma sopra l’ardisc c’ho otto pagine del suddetto funetto scansionate.
Se ti vuoi fare un’idea….
Così ricambio la ballerina.
LK
ma va!!
Proto: è che sono ferrata con la nimmistica!
LK: manda manda! Bello. Grazie.
Senzy: ambè.